La terapia ormonale
Il tumore della prostata cresce anche grazie all’attività del testosterone, l’ormone sessuale maschile prodotto principalmente dai testicoli. Abbassando il livello di testosterone nel sangue è perciò possibile rallentare, se non addirittura bloccare, la crescita delle cellule tumorali, ridurre le dimensioni del tumore e controllarne i sintomi.
Il livello di testosterone può essere ridotto rimuovendo i testicoli con un intervento chirurgico chiamato orchiectomia oppure somministrando ormoni, cioè sostanze che controllano la crescita e l’attività delle cellule, sotto forma di compresse e/o di iniezioni.
La terapia ormonale può essere utilizzata in diverse situazioni cliniche per:
- cronicizzare la malattia:
- come trattamento del tumore prostatico avanzato o metastatico;
- dopo chirurgia o radioterapia a fasci esterni o brachiterapia se il livello di PSA aumenta costantemente.
- prevenire la ripresa di malattia:
- dopo chirurgia se il tumore ha intaccato i linfonodi (terapia adiuvante);
- prima, durante e/o dopo la radioterapia a fasci esterni nei tumori a rischio intermedio/alto (terapia neoadiuvante e adiuvante), per circa 2-3 anni.
- ridurre il volume della prostata (in combinazione con brachiterapia).
A seconda del meccanismo d’azione i farmaci possono distinguersi in:- analoghi e antagonisti del GnRH, l’ormone che stimola le gonadotropine: questi farmaci bloccano l’azione degli ormoni che inducono la produzione di testosterone (ormone maschile) da parte dei testicoli. Sono somministrati per iniezione intramuscolare o sottodermica mensile o trimestrale.
Gli analoghi più usati sono: goserelin (Zoladex®), leuprorelin (Enantone®, Eligard®), buserelin (Suprefact®) e triptorelin (Decapeptyl®); l’antagonista è degarelix (Firmagon®). - antiandrogeni: questi farmaci si legano alle proteine o recettori presenti all’interno delle cellule tumorali, impedendo in tal modo l’azione stimolante del testosterone. Sono spesso somministrati sotto forma di compresse da assumere giornalmente, anche in associazione con gli analoghi del
GnRH. I più usati sono: bicalutamide (Casodex®) e flutamide (Drogenil®, Eulexin®). - abiraterone: (Zytiga®) blocca la crescita tumorale attraverso il blocco della produzione di testosterone all’interno del tumore e in ogni sede di produzione.
- enzalutamide: (Xtandi®) agisce inibendo il recettore degli androgeni e quindi bloccando la crescita tumorale.
Entrambi i farmaci sono approvati per l’utilizzo nei pazienti in progressione alla chemioterapia con Docetaxel avendo dimostrato di aumentare la sopravvivenza; abiraterone ha da poco ricevuto approvazione per l’uso prima della chemioterapia.
- analoghi e antagonisti del GnRH, l’ormone che stimola le gonadotropine: questi farmaci bloccano l’azione degli ormoni che inducono la produzione di testosterone (ormone maschile) da parte dei testicoli. Sono somministrati per iniezione intramuscolare o sottodermica mensile o trimestrale.
Possibili effetti collaterali durante la terapia ormonale
Ridurre la produzione del testosterone causa effetti collaterali, che in genere si possono risolvere alla conclusione del trattamento.
I più frequenti sono: vampate di calore, sudorazione eccessiva, riduzione delle masse muscolari, aumento di peso, disturbi del tono dell’umore, anemia, osteoporosi, perdita della libido e disfunzione dell’erezione, aumento del senso di stanchezza, sia fisica che mentale.
Alcuni ormoni come la flutamide e la bicalutamide possono causare ingrossamento e un senso di tensione, a volte dolorosa, delle mammelle. Questi disturbi possono essere controllati irradiando a basse dosi il tessuto mammario prima di iniziare l’ormonoterapia oppure assumendo specifici farmaci.
Per ridurre gli effetti indesiderati degli ormoni, in alcuni casi selezionati, si considera la possibilità di effettuare brevi periodi di interruzione: si parla in tal caso di terapia ormonale intermittente.
I vantaggi della terapia ormonale
La terapia ormonale permette, nei pazienti operati o sottoposti a radioterapia con intento curativo, di ridurre il rischio di ricadute.
Nei pazienti in cui si è verificata una ricaduta o il tumore non è suscettibile di chirurgia o radioterapia, il trattamento ormonale è finalizzato a cronicizzare la malattia.
I controlli durante la terapia ormonale
In generale, durante la terapia ormonale verranno effettuati una
visita medica e un prelievo del sangue per il PSA e il testosterone
ogni 3-4 mesi. Quando la terapia ormonale è utilizzata per cronicizzare
la malattia, oltre agli esami del sangue, periodicamente
potrà essere effettuato anche il controllo delle sedi evidenti di
malattia (per esempio con la scintigrafia ossea e la TC).
Luoghi comuni, domande e perplessità frequenti
riguardanti la terapia ormonale
I pazienti spesso credono che le dosi e i tempi di somministrazione
della terapia ormonale possano essere modificati in base
ai valori del PSA. In realtà il trattamento ormonale, per essere
efficace, deve essere assunto con regolarità e secondo le dosi indicate
dal medico, indipendentemente dall’andamento del PSA.
Solo su indicazione del medico, il trattamento può essere interrotto
quando il PSA si riduce in modo significativo e ripreso
quando ricomincia a risalire, ma solo in assenza di malattia
visibile agli esami strumentali e nell’ambito di una personalizzazione
dei trattamenti.
I controlli durante la terapia ormonale
In generale, durante la terapia ormonale verranno effettuati una visita medica e un prelievo del sangue per il PSA e il testosterone ogni 3-4 mesi. Quando la terapia ormonale è utilizzata per cronicizzare la malattia, oltre agli esami del sangue, periodicamente potrà essere effettuato anche il controllo delle sedi evidenti di malattia (per esempio con la scintigrafia ossea e la TC).
Luoghi comuni, domande e perplessità frequenti riguardanti la terapia ormonale
I pazienti spesso credono che le dosi e i tempi di somministrazione della terapia ormonale possano essere modificati in base ai valori del PSA. In realtà il trattamento ormonale, per essere efficace, deve essere assunto con regolarità e secondo le dosi indicate dal medico, indipendentemente dall’andamento del PSA.
Solo su indicazione del medico, il trattamento può essere interrotto quando il PSA si riduce in modo significativo e ripreso quando ricomincia a risalire, ma solo in assenza di malattia visibile agli esami strumentali e nell’ambito di una personalizzazione dei trattamenti.